giovedì 16 aprile 2009

La crociera della sventura

Eravamo sul panfilo del ricchissimo imprenditore Rukucutata, una nave immensa, alta almeno venti metri, quando sentimmo l’assordante urlo della signora Swanghertaigher perché aveva visto lo spettro di una bambina morta nella stiva della nave.
Il giorno dopo la bambina uccise il capitano Xiiiicucu impossessandosi del suo povero corpo lacerato dalle violente coltellate, la sua testa era per metà attaccata al collo e per metà penzolante.
Subito dopo si sentì un gran frastuono, come se ci stessero bombardando, un secondo dopo la nave stava affondano. Alcuni passeggeri si buttarono dal ponte più alto nel tentativo di salvarsi, ma le loro teste si staccarono dal corpo per la velocità e il mare le inghiottì come se fossero caramelle sciroppate al sangue.
Così eravamo rimasti soli con il demone, allora ci nascondemmo nella stiva dove passammo la notte pensando a quando fosse giunta la nostra ora, i nostri unici amici erano il coraggio, la sete di vendetta e le tarantole che vivevano laggiù.
Giunse la mattina e ci accorgemmo di essere malati di tifo perché il nostro menù comprendeva tarantole crude ed escrementi di topo ammuffiti.
Io persi persino un dente, ma questo fu un bene perché arrivò la fatina dei denti che ci regalò uno spara-denti a propulsione atomica con silenziatore incorporato.
Ci caricammo di forza e decidemmo di affrontare il demone faccia a faccia; quando uscimmo dallo scantinato ce lo trovammo di fronte e allora prememmo il grilletto dell’arma, ma era scarica, allora potevamo fare una sola cosa: staccarci i denti, così decidemmo di farlo e sparammo, senza pensarci, in modo che questo incubo finisse. Il demone era morto, ma non ci eravamo accorti che alle nostre spalle...

Alberto e Riccardo

giovedì 2 aprile 2009

La maledizione dei 3 cristalli

In un paese sperduto c’erano 3 streghe che possedevano un cristallo e se qualcuno non gli avesse tolto dalle mani quel cristallo la terra sarebbe scoppiata. Anche se le streghe erano tre ci volevano 6 giovani guerrieri coraggiosi che capitarono proprio a tiro per intraprendere la missione e quindi prepararono l’occorrente:

- pugnali, spade, archi;
- pozioni per guarire;
- cibo, bevande;
- tende per dormire.

Il primo si chiamava Jerri ed era alto e magro, poi c’era Guglielmo che era basso e grasso. Un altro forte e coraggioso il cui nome era Artù; in seguito venivano Asinetto, Secchione e Ulisse il campione di pesi.
Montarono sui cavalli e partirono per il loro lungo viaggio. Ma, incontrarono un ostacolo: dovevano attraversare un ponte molto traballante con sotto, dopo un paio di chilometri, la lava bollente. Secchione che aveva studiato la fisica disse:
- Dobbiamo attraversare il ponte uno alla volta, altrimenti caschiamo nel precipizio.
Però Asinetto, che non era affatto intelligente, tirò un masso nel ponte e così non ebbero modo di continuare il loro viaggio.
Stava arrivando la sera quando decisero di fermarsi a mangiare e a dormire; divorarono affamati pasta, bistecca e budino.
La mattina successiva decisero di costruire un ponte e così si misero di buona lena per cercare della legna d’abbattere. Quando ebbero a disposizione il legno, attaccarono i pezzi uno con l’altro e così gli amici poterono continuare il loro viaggio. Ma proprio quando pensarono di essere al sicuro si ritrovarono davanti le tre streghe. Esse indossavano pantaloni con delle toppe, una maglietta stappata, un mantello e come pantofole due pantegane morte. Avevano i capelli grigi, crespi e un brufolo gigante sul naso. Guglielmo con aria seria disse loro:
- Avete mai sentito dire “fondotinta”?
- Si vede che non usate “pantene”! – rise Asinetto.
- Ce la pagherete cara! E comunque non avete letto la rivista “streghe alla moda”! Ah, ah, ah, ah, ah, ah! – gridarono in coro.

Senza aspettare altro i nostri giovani eroi iniziarono la battaglia per prendere il cristallo; ognuno di loro prese un’ arma da quelle che avevano portato. Artù e Asinetto si buttarono sulla prima strega, mentre Ulisse e Guglielmo sulla seconda e gli ultimi rimasti, Jerri e Secchione sulla terza: gli attacchi dei guerrieri erano molto efficaci ma non abbastanza per eliminare le streghe che a loro volta avevano degli scudi efficaci. Secchione suggerì ai loro compagni di continuare gli attacchi finché le streghe non si fossero stancate abbastanza per colpirle con il loro attacco finale nonché conosciuto come il classico proverbio “uno per tutti e tutti per uno”. Un secondo dopo le megere erano sfinite e i nostri eroi approfittarono per unirsi a formare un unico grande guerriero valoroso che uccise le streghe in un colpo solo. – Finì di raccontare Ulisse a suoi adorati pargoletti.

Così finisce questa favola, ma se volete leggere altre storie seguiteci nel nostro blog!

Beatrice e Sara

mercoledì 1 aprile 2009

Il mio super-amico Ludovico

Vi suggerisco un modo speciale per formare un sosia del mio amico Ludovico; vi avverto, però con lui non c’è da addormentarsi dalla noia!!! Anzi… certamente, se siete vivaci ed esplosivi, ve lo consiglio vivamente per divertirvi in compagnia.
Procuratevi una bomba atomica di movimento quando gioca a calcio con i suoi compagni e una manciata di bravura nello stare in porta, una valanga di capacità ed un uragano di simpatia, un granello di irascibilità quando si arrabbia e metteteli in un frullatore magico.
Frullate tutto assieme, quando il composto è liquido come l’olio, senza grumi, versate il tutto in uno stampo umano di media statura, giusto per una persona di dieci anni, mani potenti e medie e una testa normale per la sua grandezza.
Inserite lo stampo nel forno precedentemente riscaldato e cuocete a 85° - 90° per 60 - 65 minuti circa. Fate scivolare fuori la pirofila “umana” per aggiungere una tempesta di ilarità, una pioggia di coraggio, una manciata di pazzia, un uragano di vivacita’, un pizzico di sfortuna, un mondo di spericolatezza e rimettete nel forno per altri 35 – 40 minuti.
Infilate la pirofila nel congelatore per raffreddare l’anima per 10 minuti per poi aggiungere un caschetto di capelli castano chiaro, due orecchie rosee, un sorriso “tuttodenti” e dei vestiti sportivi, gambe lunghe e scattanti, la velocita’ di un ghepardo, braccia robuste e guance paffute.
Sparpagliate per il corpo un po’ di polvere vitale ed ecco a voi il mio super-amico Ludovico.

Luca C.

Ettore e Achille

La battaglia stava infuriando. Patroclo, era morto da poco, quando Achille arrivò sul luogo
Dove i due eserciti stavano combattendo: era proprio sotto le mura della città di Troia.
Un guerriero gli stava venendo incontro urlando, quando lui con un guizzo sguainò la spada e con un colpo secco gliela conficcò in pancia. Il guerriero si accasciò a terra morente. Intanto achille si avvicinò al cuore della battaglia. Si accorse con la coda dell’occhio che Ettore gli stava venendo incontro con la spada sguainata. Achille, sollevò la sua e, durante questo movimento, tutti i guerrieri intorno si dileguarono. Sul campo di battaglia rimanevano soltanto i due contendenti: solo uno dei due sarebbe sopravvissuto. Tutt’attorno si respirava un’aria di profonda tensione. I due alzarono al vento le lucenti spade e pronunciarono il giuramento:
“Qualunque avversario io sconfigga, dovrò restituire il suo corpo ai suoi familiari”. Così diceva il giuramento.
Lo scontro fu cruento e non venivano risparmiati colpi crudeli da entrambe le parti. In poco tempo, però Ettore ebbe la peggio, la spada di Achille gli aveva fatto venir meno le forze per potersi difendere con successo: la sua morte gettò nella disperazione tutta la città di Troia. Il padre di Ettore ben conoscendo il giuramento che era stato pronunciato, si diresse subito verso la tenda di achille per recuperare il corpo del figlio; lo riportò dentro le mura di Troia per rendere onore al corpo. La guerra durò dieci anni procurando migliaia di morti da entrambi le parti. Gli Achei vinsero grazie all’astuzia di Ulisse …… ma questa è un’altra storia.

Luca C.